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Ci fa piacere promuovere e diffondere questa iniziativa…
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Il Premio, rivolto a giovani italiani residenti su tutto il territorio nazionale, si propone di offrire una occasione di riflessione e di scambio di esperienze sul tema della responsabilità sociale.
Il concorso si rivolge a giovani italiani maggiorenni che non abbiano compiuto 28 anni alla data di scadenza del bando.
La partecipazione è gratuita. Ogni concorrente dovrà presentare un lavoro che tenga conto della seguente traccia:
“Camminavo immerso nella mia giornata, mi hai visto, ti ho guardato… e mi hai preso per mano” Essere giovani volontari oggi. Raccontaci storie, volti ed immagini che ti hanno spinto ad impegnarti nel mondo del volontariato. Le motivazioni, le sfide, gli strumenti, il cambiamento in te ed intorno a te.
E’ possibile partecipare con una di queste tre tipologie di elaborati:
Racconto: il racconto deve avere una lunghezza compresa tra le 30.000 e le 40.000 battute (spazi inclusi). Il soggetto può essere di fantasia oppure il resoconto di un’esperienza vissuta.
Saggio: il saggio deve avere una lunghezza compresa tra le 30.000 e le 40.000 battute (spazi inclusi).
Video: il video deve avere una durata compresa tra i 5 e i 10 minuti ed avere una struttura narrativa (non verranno prese in considerazione presentazioni di fotografie con musica).
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di Domenico Nebbia – stagista CISS in Marocco
Un vecchio proverbio africano dice più o meno così: “E’ viaggiando che si trova la saggezza”. Dopo aver viaggiato per brevi periodi in Francia e Inghilterra, posso dire di non essere così sicuro di aver trovato la saggezza, ma di certo qualcosa ho trovato.
Perché, mi sono chiesto a volte, non trovare qualcosa di ancor più stimolante oltrepassando i confini più familiari, come quelli europei? Perché non andare in Africa, per esempio?
L’occasione mi si è presentata lo scorso mese di dicembre quando io e Dominique Lufrano abbiamo vinto una borsa di studio per lo stage nel progetto del CISS a Tata – località nel Sud-Est marocchino – ormai operante dal 2008. Ed è così che, il 16 gennaio scorso, ci siamo imbarcati su un aereo direzione Casablanca.
Dopo i primi due giorni trascorsi ad Agadir, città caotica e disordinata, finalmente saliamo sul bus che ci porterà a Tata. Accanto a me si siede un vecchio. Parla a malapena francese. È piccolo di statura, forse ha meno anni di quanti ne dimostra. Ma gli occhi sono ancora pieni di vitalità. “Tata è un bel posto”, mi dice, “gente onesta, si sta bene”. Lo spero tanto, sussurro tra me e me, e mentre la stanchezza si mescola alla voglia di un posto che sia veramente tranquillo e sereno, sotto i miei occhi scorrono le immagini di un territorio che pian piano cambia colore e protagonisti. Montagne alte e rocciose si stagliano su un cielo di un azzurro intenso. Piccoli villaggi in pietra si susseguono; le donne, con i loro veli sul capo e i lunghi vestiti colorati, passeggiano chiacchierando, sempre con un occhio vigile verso i loro bambini. Il cielo s’imbrunisce sempre più, mentre il vecchio seduto accanto a me scende alla sua fermata.
Entriamo finalmente a Tata e, dopo un viaggio estenuante, comincia l’avventura, anzi la ricerca di quel qualcosa da trovare. Leggi il seguito di questo post »
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