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di Margherita Maniscalco e Marco Vella – operatori e volontari CISS/Cooperazione Internazionale Sud Sud

0E’ appena trascorso un mese dal Forum Sociale di Tunisi (24/28 marzo 2015), un forum mondiale, un luogo di incontro e di scambio per associazioni, reti, cittadini; per tutti coloro che partecipano attivamente alla società civile. Nonostante la complessità del momento, il forum si stima abbia mobilitato nel complesso circa 70.000 persone, 4.000 tra associazioni, organizzazioni, reti, 128 paesi. A Tunisi eravamo almeno 25.000 nella giornata di apertura e in attesa di conoscere i dati relativi alle affluenze registrate per la XIV edizione del Forum Sociale possiamo raccontarvi delle numerose associazioni incontrate provenienti da diversi paesi. Insieme abbiamo partecipato alla lunga marcia il 24 Marzo che ci ha condotti davanti al Museo del Bardo, a pochi giorni di distanza dagli attacchi terroristici. Una marcia che ha avuto certamente meno esito mediatico della manifestazione organizzata qualche giorno dopo alla presenza dei rappresentanti dei nostri governi, ma che forse conserva un significato in più: “Peoples of the world united against terrorism” è stato lo slogan della marcia.

Quest’anno abbiamo scelto di aderire al Forum con convinzione, perché in tempi di crisi è necessario mettere in circolo le idee; è necessario unire gli sforzi e operare con obiettivi comuni; è necessario lavorare in rete. Affermazioni banali eppure ancora oggi ci sembrano imprescindibili per affrontare gli effetti e soprattutto le cause di una crisi che non è soltanto economica; è sociale, politica e culturale, come emerso nelle numerose tavole rotonde, conferenze, laboratori e assemblee che hanno animato le piazze e le aule del Campus universitario Farhat Hached di Tunisi.
Partecipando ad alcune delle iniziative programmate – circa 400 sessioni di lavoro inizialmente previste – abbiamo avuto modo di prendere contatto con nuove forme di resistenza, nonostante il tentativo dei governi, soprattutto della regione MENA, di infiltrarsi e influenzare alcuni dei dibattiti. Forse al forum le bandiere, espressione di strumentali nazionalismi, erano fin troppe… Leggi il seguito di questo post »

di Epifania Lo Presti – 10 dicembre 2013

Suoni ridondanti: Mediterraneo, dialogo, progettazione, rete, partecipazione, Primavera Araba, democrazia, si poteva ascoltarli in tre lingue differenti e in altrettante varianti di dialetti arabi. Sono le parole chiave che hanno risuonato nella sede del CISS durante la settimana di “Mediterranean: Take it!”, progetto di scambio svoltosi a Palermo dal 27 novembre al 3 dicembre 2013.

Momenti di dialogo e di formazione, workshop, giochi di ruolo, utili alla conoscenza delle culture dei diversi contesti di provenienza dei gruppi che hanno partecipato allo scambio, hanno scandito le giornate di “Mediterranean: Take it!”. Ogni associazione ha potuto condividere con le altre pratiche e metodi di lavoro, ma soprattutto le problematiche che giornalmente si trova a fronteggiare. Leggi il seguito di questo post »

di Valeria Sorce – 5 dicembre 2013

In questi giorni si è svolto al CISS uno scambio culturale tra diversi paesi del Mediterraneo, in particolare tra Italia, Marocco, Palestina, Tunisia ed Egitto.

Nei vari incontri si è molto parlato degli eventi che hanno interessato il mondo Arabo negli ultimi anni; in particolare mi è capitato di discutere di queste tematiche con i ragazzi tunisini e palestinesi.

Alcuni tunisini, partecipanti allo scambio, hanno partecipato personalmente alle manifestazioni, raccontando come l’esercito picchiava violentemente i manifestanti. Specialmente durante le prime proteste davanti il Ministero degli Affari Interni, il governo ha arrestato diverse persone, torturandole atrocemente per cercare di porre fine alla rivolta. Le donne non sono state risparmiate da queste torture, anzi sono state maggiormente colpite, trovandosi in prima fila a combattere per i propri diritti. In alcune regioni della Tunisia come Jendouba, Gassrine, la partecipazione femminile per le strade ha raggiunto il 40%. Leggi il seguito di questo post »

di Giulia Lauricella – 17 giugno 2013

Cresce lo spazio socio-politico concesso ai salafiti. Ne è stata dimostrazione la recente concessione in Tunisia all’introduzione del niqab nelle università, giustificata dal presidente tunisino Marzouki come appoggio formale alla “libertà d’espressione”, a prescindere dal fatto che questo sia stato fatto in concomitanza con le pressioni esercitate dai salafiti per abrogare il divieto di indossare il velo islamico negli atenei. Il tacito accordo che sembra si stia delineando fra i governi e il movimento fondamentalista è ora riscontrabile anche in un altro paese del Mediterraneo. È stato reso noto, infatti, che molti salafiti marocchini si sono ufficialmente uniti al partito della Rinascita e della Virtù (PRV) di Mohamed El Khalidi. Questo sembra essere il risultato del dialogo con le frange più estreme dell’islamismo marocchino, proposto e inaugurato dal leader diverso tempo fa. È stato uno degli uomini simbolo del salafismo, Abou Hafs, alias Mohamed Abdelouahab Rafiki, ad approvare la fusione col partito, ratificata e ufficializzata dal congresso del PRV, tenutosi recentemente a Salè. Nella medesima occasione, cinque uomini del gruppo salafita, tra cui lo stesso Hafs, sono stati introdotti nel Segretariato generale del partito e altri 15 sono entrati nel consiglio nazionale dello stesso. Leggi il seguito di questo post »

di Giulia Lauricella – 13 giugno 2013

È tristemente ormai risaputo come, dall’inizio della sua occupazione dei territori palestinesi (oPt), Israele abbia commesso diffuse e sistematiche violazioni del diritto internazionale e crimini contro l’umanità. In occasione della 23esima riunione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, che si terrà a Ginevra fino al 14 giugno 2013, il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) insieme all’Organizzazione Araba per i Diritti Umani e all’Associazione Internazionale dei Giuristi Democratici, presenterà congiuntamente una dichiarazione intitolata “No justice or remedy for Palestinian victims in the Israeli legal system” (Non c’è giustizia né rimedio per le vittime palestinesi nel sistema legale israeliano), per mettere luce sulle ingiustizie subite dai palestinesi per mano del sistema giudiziario israeliano, che nega loro i diritti umani fondamentali.

Secondo il PCHR, che da anni s’impegna per ottenere giustizia per le vittime del sistema giudiziario israeliano, «la possibilità che Israele paghi per i crimini commessi, è minima». Il sistema legale israeliano ha creato degli ostacoli legali e procedurali che precludono la possibilità di condurre indagini efficaci. Quel che viene così negato è il legittimo diritto di ogni perseguitato dalla giustizia israeliana di ottenere un risarcimento, creando anche una perdita considerevole di tempo e denaro. Leggi il seguito di questo post »

di Giulia Lauricella – 5 giugno 2013

Cresce in Tunisia, fra docenti e genitori di alunni, il timore di una sempre più forte ingerenza degli islamici nel settore delle scuole materne. Portavoce del timore diffuso è la presidente della Camera nazionale di giardini d’infanzia e delle scuole materne, Nabiha Kamoun Tlili, che in una intervista a radio Mosaique ha lanciato un appello al Ministero della Donna (che è competente anche per il settore della tutela dei diritti dei bambini) affinché non vengano adottate decisioni che consentano la penetrazione degli islamici, con il rischio che «i giardini d’infanzia – ha commentato Tlili – si trasformino in ”scuole coraniche”».

Negli ultimi tempi, in effetti, si sta assistendo al moltiplicarsi di strutture parascolastiche per i più piccoli gestite direttamente da gruppi islamici che impegnano i bambini nell’apprendimento dei primi elementi di conoscenza del Corano.

Nelle scorse settimane è addirittura apparso in rete un video nel quale un gruppo di piccoli allievi era intento a ripetere le parole dettate da un insegnante, il quale glorificava Osama Bin Laden e lo qualificava “capo dei fedeli”. I bambini dichiaravano poi ad alta voce: “Noi sacrificheremo le nostre vite per te”. Leggi il seguito di questo post »

di Giulia Lauricella – 31 maggio 2013

Abdellatif Khechice, regista franco-tunisino, si è aggiudicato la Palma d’oro del festival di Cannes con il suo “La vita di Adele”, storia della complessa educazione sentimentale di una giovanissima ragazza. Il film, trasposizione di una graphic novel di Julie Maroh, è il primo con una tematica apertamente omosessuale a vincere il festival, ed è anche il primo film vincitore tratto da un’opera a fumetti. In circa tre ore, il film descrive (più o meno minuziosamente) amore e passione di due giovani ragazze, interpretate da Adele Exarchopoulos e Lea Seydoux, anch’esse eccezionalmente premiate dalla giuria. Nel film è presente anche una scena lesbica di dodici minuti che lascia poco spazio all’immaginazione. Quindi forse per la crudezza delle immagini, forse per la delicatezza del tema, o molto più probabilmente per un totale rifiuto dell’argomento in questione, il film non è destinato ad uscire nelle sale cinematografiche tunisine, nonostante proprio il governo tunisino si sia affrettato a congratularsi con il regista del quale detiene i natali. Leggi il seguito di questo post »

di Giulia Lauricella – 30 maggio 2013

Il niqab, il velo coprente indossato dalle maggior parte delle donne musulmane, è da sempre stato oggetto (insieme ad altri tipi di veli islamici) di discussioni, più o meno ideologiche, atte a comprovare il fatto che il Corano ne preveda effettivamente l’uso da parte delle donne. Per questioni di sicurezza o di ideologia, il niqab non è mai stato amato dalla popolazione laica, che ha sempre concentrato il dibattito su quanto fosse lecito indossarlo, o se questo non si rifacesse invece a un’imposizione tipicamente maschilista. Da qualche giorno la discussione in merito al velo s’è bruscamente riaperta. Infatti, secondo quanto ha riportato il sito Tunisie Numerique, già dai prossimi giorni, nelle università tunisine potrebbero tranquillamente frequentare le lezioni o affrontare esami ragazze che indossano il velo integrale. Cosa che fino ad oggi era stata severamente vietata – per motivi di sicurezza e di regolarità delle procedure di esame – dai regolamenti degli atenei e che il governo ha invece autorizzato. La notizia comunque, manca ancora del sigillo dell’ufficialità. Leggi il seguito di questo post »

di Giulia Lauricella – 22 maggio 2013

Si attendono ancora notizie circa la scarcerazione o la convalida dell’arresto di Amina Tyler, la diciannovenne tunisina ormai famosa per le sue fotografie a seno nudo in segno di protesta contro il sessismo e i salafiti. Amina, attivista delle Femen (1), sarebbe stata arrestata tre giorni fa per aver scritto, con una bomboletta spray, il nome del movimento di cui fa parte sul muro di un cimitero nelle vicinanze della moschea principale di Kairouan (l’Okba Ibn Nafaa), bastione dei salafiti e luogo sacro vicino al quale questi ultimi si stavano radunando.

Secondo le prime notizie arrivate poco dopo l’arresto di Amina, la ragazza sarebbe stata fermata per essersi denudata davanti la moschea. Versione poi smentita da varie testimonianze, fra le quali anche alcuni video che confermano che la diciannovenne fosse completamente vestita. Altra versione (fornita dalla polizia tunisina) è quella secondo la quale la ragazza, al suo arrivo davanti la moschea, sarebbe stata avvicinata e insultata da un gruppo di salafiti. La polizia sarebbe intervenuta per proteggerla da ogni eventuale violenza, e per questo sarebbe stata portata via. Leggi il seguito di questo post »

di Rafaela Hilario – stagista CISS

La parola “scambio” fa pensare ad un idea di condizione, di esperienza e anche di ricchezza, quando partecipi ad uno scambio, non solo rimani con quello che possedevi prima di viverlo, ma acquisisci anche quello che ti danno le persone che incontri. Questa condivisione di esperienza, di conoscenza e di sensazione ho provato nello scambio in Tunisia, dove non solo ho condiviso il mio bagaglio di vita ma ho anche ricevuto in cambio un nuovo modo di vedere la vita.

La Tunisia adesso ha tutta una generazione che vuole cambiare il sistema politico, una generazione con un’energia che non ho mai visto in nessuno portoghese, italiano oppure spagnolo. Questa voglia che emerge ogni giorno, come se fosse un fiore che lotta per fiorire, mostra l’arrivo di una nuova era, di una nuova speranza. Purtroppo tutta questa voglia di cambiare e di iniziare una Primavera ha il problema di lasciarsi perdere nel tempo.

In questi giorni ho visto un’intensa voglia di cambiare un sistema politico, voglia che manca a occidente, la voglia di essere coinvolto nella politica del paese, di cercare di fare il loro meglio. Purtroppo, dopo di un regime pieno di assenza di libertà e di conoscenza, a loro manca l’esperienza e la conoscenza. Leggi il seguito di questo post »

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