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Vi invitiamo a partecipare alle tante iniziative per il conferimento della cittadinanza onoraria da parte del Comune di Palermo a Marwan Barghouti, militante per la libertà della Palestina, da anni prigioniero nelle carceri israeliani.

Martedì 15 aprile, ore 16.00 a Palazzo delle Aquile – Palermo, a ritirare la pergamena della cittadinanza sarà Fadwa Barghouti, moglie di Marwan, accompagnata dall’ambasciatrice della Palestina in Italia Mai Al Kaila e da Luisa Morgantini per la campagna internazionale “Free Marwan & all prisoners”.

A seguire dalle ore 18.00 incontro e concerto al Teatro Jolly e, nelle settimane successive, una rassegna di film dedicata alla Palestina. Leggi il seguito di questo post »

di Cristina Cocchieri, Il Cairo, Egitto – Riflessioni a margine degli ultimi avvenimenti- 28 marzo 2011

Nonostante i cambiamenti promettenti, l’Egitto sembra fare qualche passo indietro sulla libertà d’espressione e di riunione. La scorsa settimana, infatti, il nuovo governo ha approvato un decreto legge secondo il quale organizzare o partecipare a scioperi, manifestazioni, sit-in e quant’altro possa disturbare l’ordine pubblico e il regolare svolgimento delle attività economiche costituiscono un crimine, perseguibile legalmente.

E’ importante sottolineare che solo il governo ha approvato il decreto legge, mentre il Consiglio Supremo delle Forze Armate ancora deve esprimersi. Solo quando anche il Consiglio delle Forze Armate approverà il decreto, questo entrerà in vigore.

La decisione è stata presa a seguito della protesta che ha avuto luogo presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università del Cairo lo scorso mercoledì. Gli studenti che hanno preso parte alla manifestazione, quel giorno, sono stati dispersi con l’uso della forza da parte della polizia militare. La reazione alla decisione di punire con un minimo di un anno di carcere o una multa di 500.000 LE chiunque verrà accusato di tale reato non si è fatta attendere. Attraverso i social network, già ampiamente usati durante la Rivoluzione iniziata il 25 gennaio, si è cercato subito di organizzare una grande manifestazione per lo scorso venerdì25 marzo e il gruppo Human Rights Watch ha espresso il suo dissenso per quanto riguarda la decisione del governo.

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di Giuseppe Cammarata

Martedì 15 marzo un paio di centinaia di manifestanti si sono radunati nel centro storico di Damasco con slogan contro il presidente Assad invocando una Siria libera ed unita, al di là di ogni appartenza religiosa e culturale espressa nel paese (alawiti, sunniti, cristiani, curdi). Questa volta, contrariamente ai precedenti tentativi di inizio febbraio, gli organizzatori sono riusciti a mobilitare una piccola folla.

I manifestanti chiedevano la creazione di un vero sistema multipartitico, la cancellazione della legge d’emergenza in vigore dal 1963, libertà di stampa e di espressione, il rilascio delle migliaia di prigionieri politici rinchiusi nelle carceri siriane.

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di Valentina Venditti – cooperante CISS in Palestina

La mobilitazione in supporto dell’Egitto continua in Palestina.

Questa volta, però, in modo più strutturato. Si è creata una pagina facebook, delle mailing list, dei poster (1). “Another Voice“, un’altra voce, è la firma che si legge sul manifesto. Another Voice è un collettivo di attivisti che lavorano per sensibilizzare la società su questioni che riguardano la situazione palestinese e i diritti umani e mobilizzarla per proteggere e riaffermare questi diritti. I membri provengono da differenti background e credo politico ma sono uniti nel loro desiderio di servire la causa palestinese. Nella visione degli organizzatori si legge chiara la volontà di organizzare un rally non violento e soprattutto non coordinato nè sponsorizzato da alcun tipo di partito. Simboli di fazione non sono graditi, solo bandiere di Tunisia, Egitto e Palestina.

Il 5 Febbraio è stata scelta come data di mobilitazione nazionale e si sono programmate manifestazioni a Ramallah (Al Manara), Betlemme (Piazza della Natività), Gerusalemme (Damascus Gate) alle 2 del pomeriggio e a Nazareth alle 11 del mattino. La rivendicazione più grande dei manifestanti da manifesto era il loro diritto di assemblea e il rispetto di questo diritto, garantito dalla legge palestinese, da parte dell’Autorità Palestinese.

E’ così è arrivato questo 5 febbraio che nonè stato un sabato come gli altri. Quando abbiamo raggiunto la piazza, qualche minuto dopo le 14, ci siamo trovati davanti una scena meravigliosa. Al Manara era invasa da uno strano fervore che ci ha fatto per un momento dimenticare la frustrazione che avevamo provato quel 2 di febbraio.

Più di duemila persone hanno partecipato alla manifestazione di Ramallah reclamando libertà, giustizia sociale, democrazia e diritti umani. Erano presenti movimenti indipendenti di giovani, PINGO – il network delle ONG palestinesi, sindacati, organizzazioni di diritti umani, rappresentanti di partiti politici, uomini, donne e bambini. Erano presenti anche Mustafa Barghouti, Hanan Ashrawi e Amira Hass.

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di Salvio Di Lorenzo – partecipante alla I° edizione della Summer School del CISS in Tunisia 2010

È così che alcuni giornali e televisioni hanno soprannominato la rivolta in Tunisia, la prima vera rivoluzione araba che sta mettendo paura ai dittatori e ai loro colleghi costituzionalmente ed elettoralmente legittimati dell’occidente e allo stesso tempo sta dimostrando che i popoli possono ancora sollevarsi contro l’ordine costituito se questi finisce per privare dei più fondamentali diritti.

La mia non vuole essere certo un’analisi politica…non ne sarei in grado…conosco quello che tutti stiamo vedendo alla tv e sui giornali e poco sotto questo articolo potrete leggere le righe di chi sta vivendo in questo momento a Tunisi. Se mi permetto di prendere in mano la penna (prima di trascrivere al pc) è perché questa penna l’ho ricevuta in regalo proprio in Tunisia soltanto 6 mesi fa e a quanto pare il tempo è volato, sia materialmente che storicamente parlando, con una velocità assurda…se mi permetto di scrivere è perché sto vivendo la sensazione di chi si sia trovato a cavallo di un evento epocale…un po’ come chi avesse visitato Berlino nell’estate dell’ ’89.

Quest’estate io ho visitato la Tunisia partecipando alla Summer School del Ciss.

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Ciao a tutti,

vi salutiamo da Tunisi e prima di tutto vi diciamo che stiamo bene sia io che rossella.

In questi giorni seppur difficili siamo sempre stati in una condizione di sicurezza e la situazione sembra che vada verso un graduale miglioramento. Seguono due righe che non vogliono essere né la cronaca degli avvenimenti politici e sociali di questi giorni, né vuole aggiungersi alle informazioni di stampo giornalistico di cui sono pieni telegiornali e giornali italiani.

Tunisi 16.01.2011

Saccheggi e sparatorie, sembra questo l’unico messaggio che passa ai media, ma per le strade di Tunisi c’è tanta voglia di tornare alla normalità.

Non è insolito ritrovare i negozi riaperti la mattina e la gente seduta ai caffè.

Come spesso accade ad ogni caduta di regime segue lo smembramento della struttura che controllava la popolazione e garantiva la tenuta del potere. Molti episodi della cronaca delle strade di Tunisi e del resto del paese sono “colpi di coda” di un sistema morente.

A partire da ieri 15 gennaio molte delle informazioni pubblicate sui social network o date per episodi veritieri altro non erano che il tentativo da parte delle “milizie” RCD (Rassemblement Constitutionnel Dèmocratique) di far passare la situazione attuale come ingestibile e piombata nel caos più estremo in mancanza di un leader capace di gestire la popolazione in rivolta. A Tunisi, le stesse milizie girano in auto a noleggio sparando senza obiettivi definiti sui passanti con l’intento di seminare il panico. Ma gli abitanti hanno subito reagito costituendosi in comitati di Quartiere con il compito di proteggere case e persone e di appoggiare l’esercito nel compito di catturare le milizie. Ad ogni incrocio del quartiere dove ci troviamo sono sorte barricate sorvegliate da giovani, meno giovani e in alcuni orari anche donne, rinnovando ancora una volta il sentimento di unione e mutualità.

Osserviamo con ammirazione un popolo unito, forte e compatto nel perseguire il bene comune, nel portare avanti un ideale che gli è costato il sangue di un centinaio di compatrioti, ma che ha il profumo della libertà da una dittatura di oltre 23 anni di corruzione. La gente collabora con l’esercito e si fa forza vicendevolmente per ostacolare chi vorrebbe instillare la paura. Una società civile che sa quanto la libertà abbia un prezzo!

Un saluto da brando e rossella

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