di Valentina Venditti – cooperante CISS in Palestina

La mobilitazione in supporto dell’Egitto continua in Palestina.

Questa volta, però, in modo più strutturato. Si è creata una pagina facebook, delle mailing list, dei poster (1). “Another Voice“, un’altra voce, è la firma che si legge sul manifesto. Another Voice è un collettivo di attivisti che lavorano per sensibilizzare la società su questioni che riguardano la situazione palestinese e i diritti umani e mobilizzarla per proteggere e riaffermare questi diritti. I membri provengono da differenti background e credo politico ma sono uniti nel loro desiderio di servire la causa palestinese. Nella visione degli organizzatori si legge chiara la volontà di organizzare un rally non violento e soprattutto non coordinato nè sponsorizzato da alcun tipo di partito. Simboli di fazione non sono graditi, solo bandiere di Tunisia, Egitto e Palestina.

Il 5 Febbraio è stata scelta come data di mobilitazione nazionale e si sono programmate manifestazioni a Ramallah (Al Manara), Betlemme (Piazza della Natività), Gerusalemme (Damascus Gate) alle 2 del pomeriggio e a Nazareth alle 11 del mattino. La rivendicazione più grande dei manifestanti da manifesto era il loro diritto di assemblea e il rispetto di questo diritto, garantito dalla legge palestinese, da parte dell’Autorità Palestinese.

E’ così è arrivato questo 5 febbraio che nonè stato un sabato come gli altri. Quando abbiamo raggiunto la piazza, qualche minuto dopo le 14, ci siamo trovati davanti una scena meravigliosa. Al Manara era invasa da uno strano fervore che ci ha fatto per un momento dimenticare la frustrazione che avevamo provato quel 2 di febbraio.

Più di duemila persone hanno partecipato alla manifestazione di Ramallah reclamando libertà, giustizia sociale, democrazia e diritti umani. Erano presenti movimenti indipendenti di giovani, PINGO – il network delle ONG palestinesi, sindacati, organizzazioni di diritti umani, rappresentanti di partiti politici, uomini, donne e bambini. Erano presenti anche Mustafa Barghouti, Hanan Ashrawi e Amira Hass.

La piazza era colma di bandiere palestinesi, egiziane e tunisine e lo slogan più ripetuto era “elshab yurid suqut el nizam” “il popolo vuole rovesciare il sistema”, “Barra ya Mubarak Barra” “Fuori Mubarak, fuori!” ma anche slogan più direttamente riguardanti la questione palestinese, “Wahde Wahde wataniyye” “Una sola patria” e ancora “da Ramallah a piazza tahrir, i popoli vogliono il cambiamento”, “basta con i regimi oppressivi”, “fine con l’occupazione, la normalizzazione, la divisione interna”. Più di una volta sono stati intonati canti nazionali come “Biladi e Mawtini”, forse per rendere ancora più forte il messaggio che volevano lanciare, “siamo un solo popolo e abbiamo la stessa lotta, è ora di camminare fianco a fianco per dire Kifaya” – Basta.

L’anima della manifestazione è stato un uomo anziano con una Kufia sulla testa che, sulle spalle di giovani che si alternavano per sostenerlo, gridava e cantava e tutti ripetevano le sue parole d’ordine.

C’è stato un mini corteo in una delle strade principali, Rukab Street, e poi siamo tornati ad al Manara.

Purtroppo anche questa volta, la Palestinian Authority (PA) non è stata a guardare. Siamo ormai abituati alle forze di sicurezza in borghese che tra la folla arrestano quelli che second loro sono gli “agitatori”, possiamo ormai riconoscere le loro facce! ma sta volta è successo qualcosa di più. Gruppi di polizia e sostenitori dell’Autorità hanno iniziato a scandire slogan di supporto ad abu Mazen rovesciando lo slogan della piazza con “elshab yurid Mahmud Abbas”, “il popolo vuole abu Mazen”. Alla fermezza dei manifestanti che continuavano il loro rally pacifico cercando di non cedere a quella che era una chiara provocazione, la risposta è stata arresti, manganellate e intimidazioni.

Poco dopo sono arrivati altri seguaci della PA che hanno distribuito bandiere e simboli di partito. Ci sono stati scontri, diversi manifestanti sono stati malmenati e loro hanno continuato con questo tentativo ridicolo di tramutare la manifestazione in supporto del popolo egiziano e tunisino in una manifestazione in supporto di quello che ormai chiamo regime palestinese.

In ogni caso, la rabbia delle gente e la deteminazione è più forte. La mobilitazione non si ferma e già sono previste altre manifestazioni per l’11 di febbraio in supporto della libertà di opinione, contro l’occupazione israeliana e in solidarietà con i popoli in lotta, soprattutto nel mondo arabo per la libertà, la democrazia e la giustizia sociale.

 

(1) http://www.anothervoice-palestine.org/index-en.php?lang=en