di Elmar Loreti

Di sicuro il tempo ce l’ha avuto, per favoleggiare sulla città misteriosa; chissà quanti giorni di valoroso cammino erano passati da quando s’era svegliata dal suo letargo. Giorni di abeti con la punta che si perdeva fra le nuvole; giorni di prati e di neve a sciogliersi sui prati; giorni di campi of course.

Giorni in cui Tartaruga N°4, saggia della saggezza dell’antico maestro zen Towelie, aveva evitato con attenzione di fare uso delle coltivazioni locali, limitando i suoi esperimenti culinari: – Non per fare una cosa, in questo caso camminare – s’era detta Tartaruga N°4 – magari dopo, per premiarmi!

Finalmente eccola, questa piccola tartarughina che entra – con una spensieratezza che, ai più, parrebbe cauta circospezione – nella città degli uomini incappucciati; o almeno questo è quello che ne sa lei. Non molto, sufficiente a farle guardare con curiosità un parco giochi nuovo di zecca, all’ombra degli abeti e, di là dalla strada, una scuola dipinta di rosa, anch’essa nuova di zecca.

Questa è l’entrata di questa città che tanto terrore dovrebbe incuterle; non che si aspettasse una copia della porta dell’inferno, ma almeno un arco, a marcare il confine di quella città dolente, glielo potevano mettere, no?

A quanto pare no: dopo le scuole piccoli edifici al lato della strada, anche loro nuovi di zecca, con grosse insegne luccicanti a spiegare a una tartaruga dubbiosa che, siano esse agricole, popolari, o hoteliere, di banche doveva trattarsi. Per una tartaruga come lei -c he ricorda Q pur senza averlo letto – è chiara qual’è l’origine e la funzione delle banche: accogliere e custodire gli ori e le ricchezze accumulate da intrepidi navigatori olandesi e prestarli, questi ori, a regnanti e sovrani d’ogni tipo.

Qualcosa non quadra, e Tartaruga N° 4 se ne rende ben conto: – Come diavolo ci arrivano, quassù in montagna, i navigatori olandesi? E dove sono gli ori, gli incensi e le spezie delle indie? – Si chiede Tartaruga N° 4, guardando assorta le porte a vetri e i gabbiotti con la scritta Bancomat.

No, non sembra proprio la porta dell’inferno e queste prime avvisaglie non fanno pensare a perduta gente. Il topo Mehdi, in fondo alla valle, doveva essersi proprio sbagliato.

Di perduta gente le pare di vedere, al massimo, quei due ometti impettiti in mezzo alla strada, nelle loro uniformi grigio fumo e l’aria di non credere molto al ruolo che si suppone accompagni quelle uniformi o uniformi simili in ogni parte del mondo. Nemmeno le auto, gli asini, i bambini, i cani e gli uomini incappucciati, che metro dopo metro affollano sempre di più la strada, sembrano dare molta importanza ai due ometti. La maggior parte, in effetti, volta a sinistra subito prima di loro.

La codina di Tartaruga N°4 le fa segno che è ormai tempo di abbandonare quella strada, che continua tra gli abeti verso il tramonto, e di prendere a sinistra.

E’ il momento di voltare a Sud…

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il viaggio di Tartaruga n° 4 continuerà venerdì 15 marzo 2013…