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di Enrico Castelli – Cooperante CISS in Etiopia

Mercoledì 13 e giovedì 14 gennaio 2010 una delegazione di tre persone dell’Ufficio delle Finanze e sviluppo (BoFED) sono venute in ufficio per un monitoraggio del progetto. In realtà la valutazione di mid-term avverrà solo il mese prossimo, con una delegazione assai più numerosa proveniente dal governo regionale; quella che abbiamo ospitato questa settimana ha lo scopo di cominciare la valutazione e preparare un documento che poi servirà da base per il lavoro della commissione regionale.

I lavori si sono aperti con una serie di domande assai pertinenti sul progetto; il messaggio era chiaro: abbiamo letto con attenzione i vostri documenti, spiegateci alcuni punti non proprio evidenti. Non abbiamo avuto difficoltà a rispondere, fornendo i documenti in questione alla delegazione, tanto più che ci eravamo affrettati a completare, prima del loro arrivo, i report di fine secondo anno e di chiusura del trimestre.

Terminata questa prima fase, hanno voluto visitare tutti i luoghi dove il progetto si è sviluppato per constatare i risultati ottenuti o lo stato di avanzamento dei lavori.

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di Gaspare Sciortino – architetto consulente CISS sul progetto KONSO

Il Centro Culturale Konso è in corso di realizzazione nella zona a sud della regione dei laghi della Rift Valley etiope, presso la cittadina di Karat Konso.

Il progetto è stato concepito all’interno di parametri di riferimento nettamente delineati frutto dell’analisi del sito, delle forze tecniche e possibilità economiche a disposizione.

Il primo: il rispetto o per meglio dire la riscoperta delle forme dell’architettura tradizionale etiope precedente l’avvento del cemento armato, precedente alla pur pregevole architettura coloniale italiana e infine agli effetti della “globalizzazione” in campo edilizio.

Il secondo: l’economicità a causa delle scarse risorse a disposizione per la realizzazione dell’opera (una cifra con la quale in Italia difficilmente si riesce a ristrutturare un appartamento di medie dimensioni).

Il terzo: l’elementarietà dei processi costruttivi da condurre in un territorio privo di mezzi tecnici moderni e dove è estremamente difficile il loro reperimento (Addis Abeba dista più di 500 Km da Konso), inoltre la scarsissima professionalità da parte delle maestranze edili tenendo conto di impiegare prevalentemente gli abitanti dei villaggi circostanti.

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di Enrico Castelli – cooperante CISS in Etiopia

Venerdì 18 dicembre 2009, alla presenza delle autorità etiopiche e francesi, si è inaugurato il nuovo Museo costruito con il contributo della ambasciata francese e della Konso Special Woreda.

Il museo ha lo scopo di conservare una cinquantina di sculture waaka, per più di dieci anni accumulate in un deposito governativo, dopo esser state recuperate dalla polizia. I ladri, su commissione del mercato di antichità internazionale, hanno saccheggiato i monumenti funebri che ornavano un tempo le strade d’accesso e le piazze nei villaggi konso, uno dei pochi luoghi di tutta l’Africa orientale dove fosse possibile ammirare sculture figurate.

L’iniziativa francese ha un precedente nella realizzazione di un inventario delle sculture realizzato una dozzina di anni fa dal Centro Francese di Studi Etiopici; all’epoca già si parlava di una possibile iscrizione del territorio Konso alla lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, basata però, non sulla unicità della scultura dei waaka, né sulla intricata complessità urbanistica dei villaggi konso, ma sulla presenza di un importante sito paleoarcheologico sui bordi arcaici del lago Chamo (Lago Margherita, nelle vecchie carte italiane).

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di Enrico Castelli – cooperante CISS in Etiopia

Oggi, 10 dicembre 2009 il CISS Etiopia ha organizzato un incontro tra l’Amministrazione della Konso Special Woreda e due specialiste di Permaculture, in visita a Konso. Le due insegnanti australiane Rosemary Morrow and Amanda Cuyler, che avevano formato, due anni fa, i contadini Konso sulle tecniche di coltivazione e di rispetto ambientale conosciute come Perma(nent) (Agri)culture, sono in Africa da qualche mese, dove hanno tenuto corsi e visitato comunità (in Uganda, Sud Africa, Zimbabwe, Malawi etc.), che hanno accolto la Permaculture come soluzione ai problemi di siccità e degrado del suolo che affliggono il continente.

CISS Etiopia con la creazione di Environmental Clubs ha posto le basi per lo sviluppo nelle scuole delle prime esperienze di permaculture a Konso. Le due australiane condurranno, per il personale degli Environmental Clubs, due giorni di training che, attraverso un’accorta valutazione del lavoro sin qui svolto, permetterà di gettare le basi di una migliore utilizzazione delle risorse (acqua, suolo, risorse umane, etc) per trasformare i compounds delle scuole in giardini fruttiferi. Il corso si terràsabato e domenica prossimi (12 e 13 dicembre 2009) in due delle scuole primarie, Sawgame e Debana, dove migliori sono stati i risultati di un anno di permaculture: i loro giardini verdi e rigogliosi saranno il miglior terreno di verifica per insegnanti e comunità.

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di Enrico Castelli – Cooperante CISS in Etiopia

La situazione a Konso ed in tutto il sud è dal punto di vista alimentare sempre piu tetra. Le piogge, dopo una ritardata apparizione, sono svanite lasciando i campi brulli, solo qualche chiazza di vegetazione resiste. La gente non ha più nulla nei granai, sarebbe un disastro se la rete di distribuzione degli aiuti alimentari non funzionasse a dovere. Ciò nonostante è assai pesante la vita nei villaggi Konso, con una scarsezza d’acqua che genera malattie e rende assai più a rischio la vita di vecchi e bambini.

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di Enrico Castelli – cooperante CISS in Etiopia

Soltanto adesso, a fine ottobre 2009, piove qui a Konso dopo quasi nove mesi di siccità.

I campi sono deserti, brulli, neanche l’erba per gli animali. La gente è abituata alla siccità, la distribuzione di cibo funziona bene, ma la vita dei più deboli (vecchi, bambini e donne incinte) è a rischio.

In questo scenario a tinte scure risaltano alcune novità: l’approvazione della nuova legge sulle ONG (gennaio 2009) ha portato cambiamenti nel panorama della agenzie presenti sul territorio. Mentre immutate sono le agenzie internazionali, che dovrebbero aver riconfermato il permesso di lavoro nel paese, le ONG locali sono state colpite in pieno dalla riforma, che, come avevamo già intuito l’anno scorso, erano il vero obiettivo della legge.

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di Enrico Castelli – cooperante CISS in Etiopia

Creati appena un anno fa, gli Environmental Clubs (Club Ambientali) a Konso stanno portando avanti un’attività sorprendente per il numero di persone coinvolte e l’entusiasmo dimostrato dai partecipanti.

Dopo un avvio difficoltoso nel 2008, i Clubs sono stati con successo coinvolti in un corso di Permacultura (permanent agricolture) della durata di due settimane, nelle quali una giornata è stata spesa all’interno dei compound di ognuna di tre delle scuole partecipanti, con l’obiettivo di disegnare la mappa della possibile applicazione al proprio ambiente dei principi appresi.

In questi mesi il CISS Etiopia ha monitorato le attività dei Club fornendo loro semi, piantine e supporto tecnico, ma le finalità della azione e l’organizzazione delle attività e rimasta tutta affidata ai Clubs.

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di Enrico Castelli – cooperante CISS in Etiopia

Mentre fervono le attività del CISS in Etiopia per edificare il Centro Culturale a Karat, Konso, abbiamo ricevuto con stupore la notizia che a Dokatu, dove esso avrebbe dovuto sorgere, un incendio doloso ha completamente distrutto le quattro capanne ivi costruite dalla Tourist Desk per ospitare i turisti.
Il fatto di straordinaria gravità mostra che la scelta di abbandonare il villaggio di Dokatu, dove il Centro culturale avrebbe dovuto sorgere, è stata una scelta sofferta ma giusta. Lo scontro tra fazioni nel villaggio, l’ingerenza di un’ONG locale, Parka, che occupandosi di cultura ha in effetti polarizzato gli scontenti e acuito le tensioni unita alla debolezza del governo della woreda, avevano di fatto – con minacce e intimidazioni – impedito l’azione del CISS. Leggi il seguito di questo post »

di Enrico Castelli – cooperante CISS in Etiopia

Di cultura …
La cultura è sempre stata off limits per gli stranieri in Etiopia: potevano interessarsene in quanto folklore, graziosa concessione dell’Imperatore quando naturalmente tale interesse non entrasse in conflitto con lo status quo di un dominio culturale incontrastato da parte dell’intellighenzia Amhara. Le culture locali, simbolo di arretratezza erano non solo disprezzate ma anche represse con violenza; il mercato di curiosi di arte “primitiva” e artigianato se ne avvantaggiò contribuendo non poco, in Addis Abeba, al dominio dei Guraghe nel campo del commercio.
Con il Derg l’atteggiamento imperiale nei confronti delle culture minoritarie continuò, ma travestito questa volta da sviluppo: la lingua locale era sì ancora vietata nelle scuole, ma solo per favorire l’alfabetizzazione …
Un ribaltamento di tale politica è avvenuto solo con il nuovo governo federale, succeduto al Derg all’inizio degli anni ’90. La costituzione stabilisce che ogni cultura ha diritto di esistere, insegnare la propria lingua, scriverla stamparla e insegnarla a scuola. In questo spazio che si è aperto molti sono gli attori presenti (pochissimi gli antropologi, è vero, ma ormai la disciplina è irrimediabilmente in fase calante) e, come vedremo, la difesa della cultura locale può diventare la scusa per attività di ben altro profilo. Leggi il seguito di questo post »

di Enrico Castelli – cooperante CISS in Etiopia

Ad Addis Abeba il 6 gennaio 2009 è stata promulgata la legge che regola l’attività delle ONG. Una legge che ha sollevato perplessità, sospetti e netto antagonismo nella comunità dei donatori. Ma vediamo meglio di cosa si tratta.

La legge dovrebbe regolare le attività di tutte le ONG attive in Etiopia, sia internazionali che locali. Le prime sono circa 500, le seconde forse un pò più di 1.200. I donatori si sono espressi in modo essenzialmente negativo rispetto alla legge, in quanto essa sembra predisporre controlli e stabilire sanzioni assai pesanti a tutte le ONG. Ma ad una lettura più attenta, sono essenzialmente le ONG locali a vedere bruscamente ridotta la loro possibilità di azione.

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