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di Enrico Castelli – cooperante CISS in Etiopia

A tre mesi dall’inizio dell’anno è tempo di fare un primo bilancio. Si sono conclusi felicemente alcuni iter amministrativi che avevano bloccato in parte, o limitato, la nostra attività.

La variante al progetto presentata dal CISS a giugno 2009 al MAE è stata approvata dalla Cooperazione solo a febbraio 2010. Era essenziale che il progetto originario fosse adeguato alle rapide imprevedibili mutazioni del quadro economico-sociale che, in un paese in via di sviluppo assai rapido, cambiano sostanzialmente lo scenario entro il quale ci si trova ad operare.

La nuova legge sulle organizzazioni non governative, entrata in vigore da appena un anno ha imposto al CISS, come a tutte le altre ONG, la ri-registrazione della organizzazione, condizione necessaria per poter operare nel paese d’ora in avanti. Una lunga serie di documenti è stata richiesta e siamo riusciti ad effetuare in tempo tutti i passi richiesti, pertanto per i prossimi tre anni non dovremmo aver problemi burocratici. Ed il quadro entro il quale si lavora oggi è migliorato notevolmente: più della metà delle ONG operanti in Etiopia è stata costretta a chiudere l’attività; si tratta per la massima parte di quelle locali, vero obiettivo della legislazione voluta dal governo federale, che le aveva identificate come un attore politicamente incontrollabile. Per le ONG internazionali, già operanti in Etiopia, la nuova legislazione consente una maggiore fiducia nei rapporti con gli uffici governativi, e col tempo, speriamo, lo stabilirsi di un clima di cooperazione che, negli ultimi anni, si era incrinato in modo avvertibile.

Un team composto da rappresentanti di tutti gli uffici governativi, con i quali lavoriamo sotto la direzione del Bureau delle Finanze della Regione del Sud Etiopico, verranno a Konso per la Mid-Term Evaluation. Si tratta di un’importante scadenza, che ha visto lo staff del CISS impegnato a preparare con attenzione tutti i documenti, siano essi finanziari che verbali e visuali, per questo appuntamento decisivo nei rapporti con l’amministrazione pubblica regionale.

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di Pasqua De Candia – CISS

27 gennaio 2010

Lisanga Boboto, due parole che in Lingala significano libertà e pace, è il nome della ONG che gestisce un centro di accoglienza in un quartiere di Kinshasa, il quartiere N’SELE, uno dei quartieri periferici della megalopoli, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, in cui sono ormai stanziali un gran numero di rifugiati, inutile dire che il livello di povertà è altissimo.

Incontriamo Padre Blaise, che gestisce il centro e le sue attività e le donne, le mamme che nel centro lavorano e beneficiano delle attività del progetto..Parliamo, ci spiegano quello che fanno e come lo fanno.. facciamo un giro per il campo, ci dirigiamo al fiume..

Qui le donne vengono a lavare la roba, i bambini fanno il bagno e la mattina presto, prima che il fiume si popoli, sempre le donne vanno a prendersi l’acqua per bere, cucinare lavarsi, lavare i loro bambini..

Per scendere al fiume c’è una discesa di terra ripida e scivolosa.

Mentre scendevamo, cercando di mantenere con posizioni improbabili l’equilibrio, qualcuna delle donne che ci accompagnava è anche scivolata..

Guardavo questa scena, i ragazzi che ridevano e giocavano, facendosi scherzi con l’acqua, e guardavano i “mundele”.. questi strani ospiti bianchi; le donne lavavano roba e pentole.. il mio sguardo si è fermato su due donne che stavano arrivando dall’altro lato del fiume, madre e figlia, dietro di loro un bambino, portavano tutti fasci enormi di legna sulla testa..

Hanno attraversato il fiume, sono venute vicino a dove eravamo, si son tolte i fasci dalla testa, si son rinfrescate e si son fermate a parlare con le donne che ci accompagnavano…

Son rimasta lì a guardare soprattutto la donna giovane, che portava il fascio di legna più voluminoso e pesante… tre delle donne che ci accompagnavano l’hanno aiutata a rimettere il fascio sulla testa..

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di Enrico Castelli – cooperante CISS in Etiopia

Oggi, 10 dicembre 2009 il CISS Etiopia ha organizzato un incontro tra l’Amministrazione della Konso Special Woreda e due specialiste di Permaculture, in visita a Konso. Le due insegnanti australiane Rosemary Morrow and Amanda Cuyler, che avevano formato, due anni fa, i contadini Konso sulle tecniche di coltivazione e di rispetto ambientale conosciute come Perma(nent) (Agri)culture, sono in Africa da qualche mese, dove hanno tenuto corsi e visitato comunità (in Uganda, Sud Africa, Zimbabwe, Malawi etc.), che hanno accolto la Permaculture come soluzione ai problemi di siccità e degrado del suolo che affliggono il continente.

CISS Etiopia con la creazione di Environmental Clubs ha posto le basi per lo sviluppo nelle scuole delle prime esperienze di permaculture a Konso. Le due australiane condurranno, per il personale degli Environmental Clubs, due giorni di training che, attraverso un’accorta valutazione del lavoro sin qui svolto, permetterà di gettare le basi di una migliore utilizzazione delle risorse (acqua, suolo, risorse umane, etc) per trasformare i compounds delle scuole in giardini fruttiferi. Il corso si terràsabato e domenica prossimi (12 e 13 dicembre 2009) in due delle scuole primarie, Sawgame e Debana, dove migliori sono stati i risultati di un anno di permaculture: i loro giardini verdi e rigogliosi saranno il miglior terreno di verifica per insegnanti e comunità.

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di Enrico Castelli – Cooperante CISS in Etiopia

La situazione a Konso ed in tutto il sud è dal punto di vista alimentare sempre piu tetra. Le piogge, dopo una ritardata apparizione, sono svanite lasciando i campi brulli, solo qualche chiazza di vegetazione resiste. La gente non ha più nulla nei granai, sarebbe un disastro se la rete di distribuzione degli aiuti alimentari non funzionasse a dovere. Ciò nonostante è assai pesante la vita nei villaggi Konso, con una scarsezza d’acqua che genera malattie e rende assai più a rischio la vita di vecchi e bambini.

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di Enrico Castelli – cooperante CISS in Etiopia

Soltanto adesso, a fine ottobre 2009, piove qui a Konso dopo quasi nove mesi di siccità.

I campi sono deserti, brulli, neanche l’erba per gli animali. La gente è abituata alla siccità, la distribuzione di cibo funziona bene, ma la vita dei più deboli (vecchi, bambini e donne incinte) è a rischio.

In questo scenario a tinte scure risaltano alcune novità: l’approvazione della nuova legge sulle ONG (gennaio 2009) ha portato cambiamenti nel panorama della agenzie presenti sul territorio. Mentre immutate sono le agenzie internazionali, che dovrebbero aver riconfermato il permesso di lavoro nel paese, le ONG locali sono state colpite in pieno dalla riforma, che, come avevamo già intuito l’anno scorso, erano il vero obiettivo della legge.

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di Ylenia Marsigliano – Bari

Beh, che dire… è stata un’esperienza unica e indimenticabile che mi fa riflettere ogni volta che ricordo quei giorni.

Penso a quando se ne parlava soltanto e poi invece è passato tutto così in fretta. Prima di arrivare in Tunisia abbiamo trascorso 3 giorni a Palermo dove si è consolidato un gruppo favoloso protagonista di questa avventura.

…Ed ora, ecco la Tunisia, la nostra Tunisia, quella che non si può capire dai racconti ma bisogna viverla!

Per me è stata una scommessa vinta alla grande perchè mi sono resa conto di una realtà molto diversa dalla nostra, ma non per questo peggiore.

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UNA BREVE PREMESSA.

L’educazione allo sviluppo, alla cittadinanza attiva, all’intercultura e ai diritti umani è l’educazione civica del futuro. Essa crea le basi per la formazione di cittadini responsabili, consapevoli dei diritti e dei doveri di ciascuno e impegnati per la loro tutela in Italia come nel resto del mondo.

Sensibilizzare, informare, conoscere i temi e i problemi legati allo sviluppo e ai modelli della nostra società sono punti cardine dell’educare allo sviluppo.

DSC02168Coinvolgere i giovani in un’esperienza simile in maniera attiva è di primaria importanza, quando si pensa, come noi pensiamo, che i giovani non siano semplicemente una “categoria” cui rivolgersi, ma rappresentano in se stessi la chiave dell’attivarsi di un cambiamento, di una cultura diversa che attraverso loro si possa diffondere. Lavorare con i giovani significa lavorare con il futuro della società civile e agire per fornire loro gli strumenti per leggere la realtà in maniera critica, acquisire competenze, conoscenze e capacità affinché diventino essi stessi moltiplicatori di idee, informazioni, progetti, cambiamento, appunto. Tra tutte le attività possibili, diffondere e seminare i valori dell’interrelazione, dell’interculturalità, del volontariato, della solidarietà, favorire gli scambi e le esperienze dirette in diversi contesti sono tra gli obiettivi primi da perseguire, legati a un processo formativo non individuale, ma di gruppo, cosa di assoluto valore.

DSC01445L’esperienza di viaggio, messa in atto attraverso il progetto di educazione allo sviluppo “Deserti: le ONG e la sfida alla desertificazione” promosso da 4 Ong Italiane CISS, RC, COSPE, COOPI e sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri Italiano, e il percorso di educazione allo sviluppo in “Volontariato giovanile e cooperazione Internazionale” attivato presso l’Istituto Tecnico Commerciale e linguistico “Marco Polo” di Bari, parte da tutto questo e lo attualizza; risultato: un’esperienza bellissima in cui ragazzi, di età compresa fra i 17 e i 22 anni, provenienti da Bari, Roma e Genova hanno potuto unire la teoria con la pratica dell’educare allo sviluppo, partecipando prima a un convegno internazionale a Palermo sulla desertificazione e visitando, poi, in Tunisia progetti di cooperazione internazionale.

P1160010Il viaggio, infatti, ha avuto inizio in Sicilia, con la partecipazione al Convegno Internazionale a Palermo, dal titolo “Desertificazione: Un futuro di sabbia?”, nell’ambito del progetto “Deserti: le ONG e la sfida alla desertificazione” quale primo momento di condivisione e conoscenza, per poi proseguire con il viaggio in Tunisia dal 20 al 29 giugno 2009, passando da Tabarka a Bulla Regia, a El KEf, Kairouan, Tunisi e infine Sidi Bou Said. Gli input e le emozioni sono state tantissime e di ritorno da Kairouan, da Tabarka dai progetti e dalla popolazione locale, Tunisi ha rappresentato una dimensione completamente diversa per i ragazzi. Nonostante la visita a zone di particolare interesse storico e artistico come il Museo del Bardo nella stessa Tunisi e Sidi Bou Said, piccolo borgo arabo poco distante da Tunisi, i pensieri andavano costantemente al vissuto dei giorni precedenti, alle persone, ai ragazzi incontrati e alla possibilità di fare qualcosa per quei progetti o per fare sì che percorsi e viaggi di studio come questo potessero essere replicati.

Il viaggio è stata un’opportunità, per i ragazzi coinvolti, di confronto, scambio, reciproca conoscenza, ma soprattutto di molto altro, che forse i loro racconti, nella loro semplicità, possono trasmettervi; eccoli, buona lettura!

Pasqua de Candia

CISS- sede territoriale Puglia

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di Antonella Di Salvo

Partenza 8 luglio da Palermo…lungo viaggio da sola dove qualche simpatico incontro e i pensieri su ciò che avrei trovato mi hanno fatto compagnia.

Tante emozioni contrastanti: grande entusiasmo, qualche dubbio, un po’di incertezze ma soprattutto tante aspettative…Tante persone raccontano la propria esperienza nella grande Mamma Africa, con i suoi colori, i suoi profumi, i suoi sapori, i suoi sorrisi ma anche le sue paure e i suoi dolori, e tutto alimenta un vortice nella testa che è già piena di pensieri senza ancora esserci veramente.

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da Fabrizio Cacciatore

 

…di nuovo in partenza! E mi sa che ce ne saranno molte altre nei prossimi giorni. Questa volta si va a Zouerat, circa 600km da Nouadhibou, il programma prevede che per una decina di giorni lavoreremo qui. Come arrivarci? Naturalmente prendendo l’unico treno che esiste in Mauritania…

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da Carolina Martin- Tirand

tewvigh-078bFatimetou è una bella ragazza. Le piace vestirsi di colori brillanti e circondare il suo viso di una bella melefa. Fatimetou è una ragazza intelligente. Dato che è una buona studentessa i suoi genitori le hanno permesso di continuare a studiare, contrariamente a sua sorella Aminata, che ha lasciato la scuola a 10 anni perché doveva occuparsi dei suoi fratelli piccoli. Fatimetou sa però che quando compirà 16 non potrà proseguire gli studi, perché nel suo villaggio non c’è la scuola per i grandi e i suoi genitori non possono pagarle la permanenza fuori casa. I suoi genitori stanno risparmiando per far studiare nella capitale della provincia suo fratello piccolo.

Fatimetou studia con altri quaranta bambini e bambine di diverse età. Parla un pò francese, anche se non ha mai conosciuto un vero francese. E’ brava in geografia però il suo punto forte è la matematica. A Fatimetou piacerebbe fare la professoressa.

Fatimetou guarda la donna straniera con ammirazione. Pensa che è molto bella. Invidia la sua pelle bianca che si brucia al sole, i suoi occhi verdi e i suoi capelli ondulati e sciolti, senza trecce né parrucche. Invidia il suo orologio, i suoi orecchini e la sua macchina fotografica. La donna bianca l’ha guardata e sorride. Fatimetou è timida, però mantiene lo sguardo e si fa molto seria quando la donna bianca le fa una foto. In fondo si sente orgogliosa che abbia scelto lei fra tutte le altre ragazze del villaggio. A Fatimetou non piacciono molto i pantaloni della donna bianca: sono cose da uomini, non sono per le donne. Però sa che le nazrani (cristiane) sono diverse. Vanno in lussuose macchine e hanno tante cose. Sono ricche e possono andare dove vogliono. E’ per quello che Fatimetou la invidia mentre commenta con le amiche quanto è bella, anche se la trova un po’ svergognata: la donna bianca viaggia da sola con due uomini che non sono né suo marito né suo padre.

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