da Marco Mondino

Gli Spazi del venerdì sera

Il telefonino squilla in continuazione, la compagnia telefonica palestinese mi avvisa con un bel messaggio “Marhaba, smell the jasmine and taste the olives. Welcome you to Palestine”. In realtà sono ancora in territorio giordano, sulla riva del Mar Morto, la Palestina è proprio di fronte.

per-blogSono le sette del pomeriggio, è tutto buio, ma la riva brulica di gente, intere famiglie sono sedute, chiacchierano, sorseggiano un the. Un uomo galleggia nell’acqua, ride si diverte e saluta, è una sagoma e solo ogni si tanto si riesce a vedere qualche suo movimento. C’è chi arriva, chi va, la discesa è scoscesa e al buio è ancora più difficile camminare tra la terra e le pietre che portano giù alla riva, chi può fa un po’ di luce con il telefonino. Un gruppo di ragazzi suona la chitarra, le voci delle persone si confondono ed è difficile percepire le parole.

Un grande parcheggio che sta prima della discesa al mare è il luogo di ritrovo di molte famiglie arabe, sembra quasi come un fiera di paese, la musica impazza dalle autoradio di macchine spente con gli sportelli aperti.

Sedute, a fianco alle loro automobili, intere famiglie passano il loro pomeriggio, gli uomini fumano il narghilè, i bambini corrono da un posto all’altro e le donne parlano tra loro sempre con una tazza di the in mano. In quest’immenso vuoto urbano colmo di macchine ferme con le luci accese, di macchine in movimento in cerca di un posto e di qualche piccola bancarella, dei ragazzini portano in giro i loro cammelli e ti propongono di salirci su.

A poca distanza l’uno dall’altro si susseguono dei tavoli con dei narghilè, a fianco ad ognuno arde un piccolo fuoco per il carbone. Di Tabacco ce n’è per tutti i gusti, e in quell’immenso spazio così disordinato e caotico non è difficile trovare un posto dove sedersi e fumare. Pagando qualche dinaro è possibile avere pure un vecchio tavolo e delle sedie. Un venditore ambulante fa dello zucchero filato rosa, e diverse bambine fanno la fila per averne uno, un altro vende i palloncini con sopra raffigurati i supereroi del momento. In delle bancarelle mal ridotte è possibile prendere un caffè o qualsiasi altra bevanda.

Poco distante degli uomini hanno steso un grosso tappeto verde, sono inginocchiati e col capo chinato pregano. La confusione che regna attorno non sembra turbarli.

È come un terrain vague , uno spazio al limite, un vuoto indefinito e caotico ma che il venerdì sera si riempie di vita e diventa un punto di incontro per molti giordani.

Palestinesi ad Amman

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Ci sediamo al Jafra Cafè, uno dei locali più caratteristici di Amman e ordiniamo una bibita alla menta e al limone.

Un uomo ci sente parlare in Italiano, e allaccia subito una conversazione, è palestinese, di Ramallah, ma spesso viene ad Amman. Inizia subito ad elencare alcuni nomi di intellettuali italiani( Gramsci, Pasolini, Eco) ci dice che ha abbandonato la sua fede comunista e che adesso si definisce trotzkista. È venuto in Italia un paio di volte, gli piace la musica di Guccini e prende in giro i politici Italiani. Purtroppo non ha molto tempo, ci scambiamo un paio di pacche sulle spalle e ci salutiamo.

Si continua a parlare di politica, si avvicina al nostro tavolo il proprietario del locale, è di origini palestinesi, ma adesso è sposato con un’italiana, la sua vita è un continuo viaggio Amman-Piacenza. Discutiamo dell’ultimo attacco a Gaza, delle reazioni della società civile Giordana, parliamo della situazione politica Italiana e di quella Giordana. Ci confrontiamo, scambiamo idee, opinioni e usciamo sicuramente arricchiti da questa discussione. Ci saluta e ci invita a tornare presto.

Prendere un taxi ad Amman è sempre un’esperienza, non sto qui a definire se positiva o negativa. Spesso i taxisti non conoscono le strade, e capita che si fermino per chiedere indicazioni. A volte qualcuno parla inglese, altre volte é veramente un’impresa capirsi e ti capita di girare intorno per un po’ di minuti fino a che non si trova la strada.

L’ultimo taxista che ho conosciuto è un palestinese, che nella sua vita ha viaggiato tantissimo, è stato un paio di anni a Roma, poi per lavoro si è trasferito a Francoforte e adesso vive ad Amman. Anche con lui si discute di politica e inizia subito il suo repertorio di battute, ovviamente non viene risparmiato nessuno da Mubarak, a Bush passando anche per Clinton. Sul cruscotto tiene una rivista, ci dice di andare a pagina 23, dove c’è una sua grandissima foto e un’intervista. Nell’articolo è riportato un evento che ha coinvolto personalmente il taxista. Una sera hanno tentato di derubarlo con una pistola giocattolo, e lui con molta tranquillità ha risposto al ladro : “ Se mi devi derubare almeno comprati una pistola vera”. Di storie da raccontare ne ha moltissime, ma siamo arrivati sotto casa, peccato sarà per la prossima corsa!