di Riccardo Incandela – stagista CISS

La tratta degli esseri umani è stato un argomento che fin da subito mi ha preso alla bocca dello stomaco. E adesso ho avuto modo di coinvolgere anche altri. E’ successo per caso: rientravo dal Ciss un po’ prima del solito, e trovando aperto mi sono fermato a pregare nella chiesa solitaria ed un po’ in penombra davanti casa mia. Uscendo dalla porta della sagrestia e parlottando con Ignazio il sacrista mi accorgo che nella stanza accanto si riunisce il gruppo degli adolescenti con la mia “vecchia” giovane animatrice. Entro per salutare e mi ritrovo bersagliato di domande. Quanto imbarazzo a parlare di me alla loro età! Nel presentarmi dico quello che faccio al Ciss tra cui accenno alla tratta degli esseri umani ed al coordinamento antitratta.

Così l’animatrice Fiorangela, e sopratutto le ragazze ( è un gruppo di sole donne) mi chiedono di tornare per parlare della tratta.

Mi organizzo con Antonella, che dell’argomento ne sa più di me di certo, ma purtroppo, qualche ora prima scopro che aveva avuto l’ influenza e non me la sentivo di farla uscire.

Così ieri mi cimento nell’impresa. Esordisco così: “Immaginate un sabato sera di andare in macchina ad un concerto, o a prendere un panino, a piazza Magione, passate una bella serata e poi verso mezzanotte-l’una tornate a casa e trovate ad ogni crocicchio di via Lincon una bellissima ragazza, nera come la notte, in abiti succinti ad aspettare…” cosa provate?

E così sono venute fuori tutte le emozioni e lo sconcerto per la tragica situazione che queste donne sono costrette a subire. Uno spot UN GIFT e poi testimonianze lette, il racconto della tratta, di come vengono ingannate, dei sogni di una vita migliore, dell’assenza di ogni valore della dignità umana, degli stenti degli stupri, degli sbarchi, delle morti, dei riti vodoo, delle minacce, delle percosse, delle vittime, dell’indifferenza della gente, dei clienti in cerca di che?, del perbenismo che uccide, della moralità immorale, delle retate, della criminalizzazione delle vittime, della chiusura dell’osservatorio e del numero verde… Un viaggio doloroso per arrivare alla speranza della “società civile” che lotta per sensibilizzare, per aiutare addirittura per pregare insieme alle vittime. Uomini e donne che sanno amare, incontrare, essere finalmente persone di fronte ad altre persone, non più animali di fronte a schiave.

E’ stato un bell’incontro che si è concluso con una preghiera a Dio Salvatore, a colui che libera. E poi, mentre pensavo tra me e me: “queste non mi invitano più”, non solo hanno chiesto di tornare a parlare in parrocchia, ma una di loro mi ha invitato a tenere un incontro in classe durante l’ora di religione! Bhe! Sono contento che il collega sia stato sensibile ed abbia dato la sua disponibilità per invitarmi, ma non solo: vuole dire che sono bastati i pochi accenni fatti la volta prima ad incuriosire così tanto le ragazze da parlarne in classe durante l’ora di religione.

I tempi sono maturi: i germi di speranza cominciano ad attecchire.